È un dato scientifico oltre che di fatto: la pausa caffè fa bene alla salute e incentiva i lavoratori.
A dirlo è uno studio del dipartimento di Psicologia della New York University pubblicato sulla rivista Neuron secondo cui le pause aiutano a lavorare meglio: il break per il caffè, anche solo per pochi minuti, favorisce l'apprendimento e la memorizzazione di ciò che si è appena incamerato nel cervello. Non solo, un break al gusto di caffè, ricarica, fa stare bene e dà soddisfazione, incentivando il confronto tra i lavoratori, accrescendo in loro la motivazione, energia e concentrazione.
Spesso, per i datori di lavoro il coffeetime è sempre troppo, tanto che alcune aziende richiedono ai dipendenti di timbrare il cartellino quando si allontanano per una tazzina di caffè al bar.
Ma diciamocelo chiaramente, il caffè in Italia è una filosofia di vita, un qualcosa a cui pochi riescono a rinunciare.
Pensate che qualche anno fa, sulla pausa caffè è intervenuta anche la Suprema Corte che con la sentenza n. 4509/2012 ha precisato che può tollerarsi, durante le ore di lavoro, un piccolo break di “pochi minuti”, perché permette di recuperare le energie psico-fisiche e favorisce un successivo migliore espletamento del servizio.
Insomma, ormai è chiaro che all’interno delle aziende è necessario creare un clima di socializzazione che sia positivo e in grado di stimolare la produttività dei dipendenti. Dunque, la pausa caffè o la pausa snack sono fondamentali, perché questa dinamica possa realizzarsi.
La pausa caffè rigenera il lavoratore, e perché no, può essere anche un momento di sfogo, un momento di decompressione dallo stress, nel quale può far bene anche un momento di sano pettegolezzo tra colleghi, una battuta o la critica, anche al capo, se il clima lo consente. E se dovesse venirlo a sapere? Beh, la pausa caffè è una sorta di zona franca, dove la libertà deve trionfare, quindi nessun risentimento, tutto è consentito nel limite del rispetto.